Durante la presentazione del libro “il mio superpotere è la gentilezza”, Silvano editore di Dalia Edizioni mi propone di scrivere e illustrare il secondo libro su un altro tema importante e direi ingombrante.
Il tempo.
Qualche giorno dopo, inizio il sondaggio tra le persone che conosco.
Nonostante le lunghe chiacchierate su questo argomento, non riuscivo a trovare uno stimolo per iniziare.
Poi una sera a cena con degli amici, Claudia mi chiede come stava andando il secondo progetto.
Le parlo del tempo e della mia difficoltà nel raccontare una storia con una tematica del genere ai bambini senza cadere nel banale.
Lei che ha due figlie piccole mi sorride e m’illumina.
Entrambe avevano da poco studiato i giorni della settimana, il prima e il dopo, ieri e domani.
Quella sera ho avuto un bellissimo spunto di riflessione. Grazie Claudia!
Questa storia ho iniziato a scriverla a ottobre del 2019.
Ho preso in considerazione il tempo applicato alla vita quotidiana, al ritmo imposto e sul quale dobbiamo imparare a ballare o al limite crescendo, decidere di ballare in tutt’altro modo.
Siamo tutti affetti da questo morbo, ma qualcuno, almeno per un po’ si salva.
Chi è questo qualcuno?
Sono i bambini che ancora non hanno imparato a guardare l’ora e che non ne conoscono il significato.
Sono loro a salvarci da quella frenesia che tanto ci fa correre.
Ovviamente per farci salvare, dobbiamo osservarli e dobbiamo fidarci di loro.
Ho immaginato questa famiglia in balia di una serie d’imprevisti che nel giro di pochissimo tempo fanno saltare tutti i piani.
Per cui via il controllo, la programmazione, le aspettative, ma si alla forza d’animo nel dover accettare il capovolgimento di un’estate che avrebbe dovuto essere in tutt’altro modo.
Si troveranno in una casa dove pioverà dentro, si romperà la macchina, con un paese vicino dove gli abitanti se ne andranno in letargo da giugno a settembre.
Insomma, un disagio totale fin quando la famiglia, guardando la bambina più piccola, dovrà ammettere che la stessa avrà la soluzione più felice, che non è la più facile.
Questo libro è una chiamata alla condivisione, alla capacità di guardare i bambini affidandoci a loro che hanno una visione pura, al tentativo di preservare quell’innocenza che spesso aiuta nei momenti più critici, a ricordarci che anche noi siamo stati piccoli e che da qualche parte sotto pelle, abbiamo ancora le ginocchia sgrugnate e non c’è tempo che tenga.
Giulia
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