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Capitolo 2 - Allora senti

Immagine del redattore: giulia ceccaranigiulia ceccarani



Laura Imai Messina l’ho incontrata il mercoledì, Silvia Vecchini la domenica della stessa settimana.

Quella mattina di novembre faceva freddo, avevo dormito alla Romita, nella casetta dei proprietari e uscita dal letto avevo sentito tirare la tramontana.

Un vento che amo perché pulisce, asciuga e allontana i pensieri umidi.

Mi ero svegliata presto, avevo fatto una doccia bollente e mi ero preparata come se avessi avuto un appuntamento con le amiche.

In realtà, uscita di casa, ero scesa di un piano per andare nello studio di Enza dove avrei seguito il corso di scrittura di Silvia Vecchini “Scrivere una fiaba per attraversare l’inverno” organizzato dalla Scuola Internazionale d’Illustrazione di Sarmede.


Apro una parentesi per spiegare brevemente cos’è la Romita e chi è Enza.


La Romita, situata sulle colline di Terni, fu edificata a metà del 1500 come monastero dei Frati Minori Cappuccini e rimase tale fino all'inizio del XIX secolo.

I nonni di Amina Quargnali (madre delle fondatrici della scuola d’arte Enza e Paola Quargnali) acquistarono il monastero pochi anni dopo la partenza dei monaci e per molto tempo fu utilizzata come residenza estiva della famiglia poi, nel 1966, venne aperta La Romita School of Art sotto la guida di Enza e Paola Quargnali che proposero un programma artistico estivo del Rockford College dell'Illinois.

Dopo cinquantanove anni La Romita continua ad essere una scuola d’arte che ospita artisti americani nel periodo che va dalla primavera al tardo autunno, durante l’inverno invece riposa. Il sogno è quello di aprire la scuola d’arte anche al resto del globo.

Ma questa è un'altra storia.


Torniamo a quella domenica di novembre.


Sotto la casa dei proprietari c’è appunto lo studio di Enza.

Un luogo prezioso per chi pratica la ricerca artistica pieno di materiale pronto per essere esplorato e quella domenica avevo deciso che avrei seguito il corso lì.


La sensazione che ho avuto è stata quella di essere catapultata in tempi e spazi altri, di fare una passeggiata nell’immaginario condiviso con tutte le partecipanti e di essere in più luoghi contemporaneamente.

Come se Silvia ci avesse consegnato un caleidoscopio dalle possibilità infinite.


Dopo sei ore di corso, parole, incipit, scrittura e lettura, dopo aver chiuso il computer, sentivo solo una necessità: scrivere, non per scrivere un libro, ma scrivere per me.


Al termine, ognuna di noi poteva fare uno o due esercizi che Silvia ci aveva lasciato e che avremmo poi condiviso in una mail di gruppo.

Il primo era quello di scrivere un piccolo racconto partendo da uno dei suoi incipit presi dal libro “24 passi a Natale”, illustrato da Lucia De Marco edito Lapis Edizioni, l’altro si sarebbe appoggiato all’incipit di una poesia di Chandra Livia Candiani “Allora senti”.

Avevo scelto il racconto partendo dall’incipit di Silvia, l'altro l'ho scritto qualche settimana dopo prendendo spunto da un fatto accaduto a Simona, incontrata per caso una mattina di dicembre.


Di quella domenica ricordo tanta gratitudine e l’ansia di scrivere, ancor prima di disegnare.

Poi è arrivato Natale e tutto si è mescolato alle luci, al cibo, alle relazioni, ai fuochi d'artificio e al conto alla rovescia, pensando che sarei andata incontro a un anno bisestile e ormai dagli anni bisestili, mi aspetto grandi cose nel bene e nel male, perché, da che ne ho memoria, sono anni di cambiamenti, di rottura e in fondo di rinascita.



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