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Capitolo 3 - Il primo giorno di scuola di Simona

Immagine del redattore: giulia ceccaranigiulia ceccarani



Una mattina ero andata a lavorare da Bloom, il coworking che è in centro città e dove il sabato pomeriggio insieme a Valerio, facevo il corso di disegno creativo.

Per caso avevo incontrato due amici, Simona e Lorenzo. 

Uscendo per fumare una sigaretta, non ricordo bene quale fosse il nesso, Simona mi parla di quando da bambina si era trasferita da Roma a Terni con la famiglia e del suo primo giorno nella nuova scuola.

Così racconta di quando, entrando in classe, aveva trovato una divisione dei banchi dal criterio decisamente discutibile.

“I figli delle famiglie abbienti avevano diritto di stare nei banchi vicino alla finestra, il ceto medio era al centro della classe e chi aveva genitori operai se ne stava accanto al muro” aveva detto.


Me ne sono andata a casa pensando alla sua storia, pensando che ne avrei voluto scrivere dove il tema centrale sarebbe stato quello dei confini sfruttando l’incipit di Chandra Livia Candiani “Allora senti”, dall’esercizio lasciato da Silvia Vecchini


Mi ero ripromessa di farlo e una volta terminato, di pubblicarlo autonomamente, a tiratura limitata.

Questa sarebbe stata, al tempo, la sorte del progetto libro.

 

Ero stanca di dover difendere una ricerca incapace di solleticare il marketing e l'appeal dei possibili compratori e stanca di sentire la storia delle indagini di mercato che, detta francamente, non fanno per me. È sempre una questione di scelte e le scelte raccontano chi siamo e in quale momento siamo.


A tal proposito, un altro momento cruciale di questa storia è di quella volta che decisi di partecipare a un concorso d’arte contemporanea a Terni. 


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