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Immagine del redattoregiulia ceccarani

Nonna Estella

Aggiornamento: 2 lug 2020


Estella

I miei genitori abitano nella casa dei nonni materni da più di venti anni.

Quando sono a cena da loro pescando le posate nel secondo cassetto, escono fuori un cucchiaio, una forchetta e un coltello più grandi delle altre.

Erano le posate che mia nonna dava in esclusiva a mio nonno.

L’uomo di casa aveva diritto alla porzione più grande e forse per la quantità di cibo servivano posate più capienti, questa era la spiegazione che mi davo da bambina.

Nonna Estella, figlia del primo dopo guerra, nasce nel settembre del 1921 a Collescipoli, un paese poco distante da Terni. Figlia di Leonello e Fonzeca, sorella di Ellera.

Mia nonna troppo sensibile per quei tempi, troppo libera per essere capita.

Maglierista prima, moglie e madre poi.

Ha imparato a tirare la sfoglia nel 1943.

Terni era assediata dai bombardamenti, Collescipoli essendo fuori dal centro città li osservava e con lei tutti gli abitanti.

Era un giorno qualunque, era ora di pranzo.

La mamma, Fonzeca, stava preparando la farina e l’acqua per fare la pasta a mano.

Poco prima di iniziare l’impasto sentirono tremare i muri di casa.

Scapparono via tutti tranne mia nonna che fatalista aspettava che finissero, ma lei quel giorno aveva fame, aveva la pazienza di ascoltare i bombardamenti, ma l’impazienza di preparare il pranzo.

Così a ventidue anni prese il grembiule, se lo legò intorno alla vita e iniziò a fare la pasta per la prima volta.

Nonna Estella e i mercoledì fritti.

Dalla prima elementare alla terza media entravo in casa loro e trovavo:

Pane fritto, mozzarella in carrozza e una frittata frittissima davvero buona.

Nonna durante le vacanze estive mi faceva cucinare per finta nel tinello color arancione e mi raccontava l’opera prima di andare a dormire.

Una volta mi chiese di conservare le carte dei cioccolatini e qualche tempo dopo mi fece incollare queste “gemme preziose” in una grande scatola di plastica trasparente (la scatola dei Ferrero Rocher) che poi sotterrammo in giardino. Questo era il nostro tesoro.

Penso a tutte le volte che mi faceva stirare e a quanto mi piacesse, alla sua bigiotteria con degli orecchini bellissimi che di nascosto mettevo in bagno e al suo senso estetico.

Nonna Estella era bella come un’attrice.

Faceva le parole crociate, scriveva poesie e seguiva i corsi all’università della terza età.

Purtroppo i suoi ultimi anni di vita passarono dentro i labirinti dell’Halzaimer e il mio di cuore la seppellì molto prima della sua morte reale.

Di lei ho preso il vizio di modificare gran parte dei vestiti che compro, la passione per le cose belle, il bisogno di scrivere, la fragilità che rivendico e il senso estetico che ha passato a mia madre ed è arrivato fino a me.


A presto per nuovi personaggi a me molto familiari!



E buon fine settimana,



Giulia

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