Nonna Leonella
- giulia ceccarani
- 19 giu 2020
- Tempo di lettura: 2 min

Nonna Leonella.
Donna ribelle. Si tagliò da sola i capelli contro il volere della madre.
Si fece le trecce, prese le forbici e zac!
Di Torchiagina, si trasferì con mio nonno a Terni nel 1950.
Non perse mai l'accento perugino.
Una sarta bravissima a tal punto che i miei vestiti e le maschere di carnevale erano fatti tutti da lei.
Non credo sia stata una madre facile, ma sicuramente è stata una donna presente e forte.
Da piccola mi portava alla messa domenicale.
Ci mettevamo sedute sulle panche della chiesa ed io dopo poco le chiedevo le mentine che teneva in borsa perché pensavo che masticare una caramella avrebbe accorciato il tempo.
Mi annoiavo e non capivo di cosa stessero parlando.
Così, aspettavo la parola “andate in pace” perché voleva di dire “andate al laboratorio di Clapier a comprare le paste per pranzo”.
Sorella di due fratelli, spesso mi portava con lei quando li andava a trovare e a me piaceva tantissimo.
A Bastia ce ne stavamo nella casa di Alvaro e Maria.
Un luogo tutto da scoprire tra l’orto, l’aia e la falegnameria, a Chianciano Terme invece villeggiavamo da Bruno e Gianna. Una volta andammo alle terme tutti insieme e quelle giornate ormai lontane me le porto dentro come ricordi preziosi. Penso a quanto bastava poco per sentire la vita.
Nonna Leonella l’ho conosciuta sola, mio nonno era con lei in una foto incorniciata che teneva sopra il comò della camera da letto.
A memoria credo di averlo salutato ogni giorno che andavo a trovarla.
Quando pranzavo a casa sua, l'antipasto era pane e maionese, poi tutto il resto (lasagna rossa, fettine di "mongana" con la sottiletta squagliata sopra e una foglia di salvia, insalata mista e formaggio per essere sicuri che le cose bastassero)
Faceva crostate divine e l'unica zuppa inglese che mangiavo era la sua.
Consumatrice seriale di cioccolata, mi ha passato questa passione.
Nonna Leonella riciclava qualsiasi cosa e adesso che sono tornata nella casa dove lei ha vissuto, ogni tanto esce fuori come le sorprese tra un ago sotto il battiscopa, il filo per imbastire e le spille nascoste.
Mi ha sempre fatto ridere che tagliasse le ciabatte all'altezza dell'alluce valgo sia a destra sia a sinistra.
Da piccola, durante il periodo natalizio, andavamo alla ricerca del muschio dietro casa.
Una volta mi prese a cavo cecio per evitare l'ortica e ci cascammo sopra tutte e due.
Risultato: Risate e prurito per mezza giornata!
Nonna Leonella è morta il 4 marzo del 2017.
Quando mia madre mi chiamò iniziai a piangere e poi pensai che data migliore non l’avrebbe potuta scegliere. Il giorno di Lucio Dalla.
L’ultima volta che l’ho vista mi rimproverò per aver lasciato la persona che lei ha sempre preferito tra tutti.
Le ho sorriso rassicurandola del fatto che le anime pure restano anche quando sono lontane.
Da lei ho preso la testardaggine e quella ribellione che aveva manifestato in tenera età.
L’ho sognata poco tempo fa, aveva circa cinquant’anni, stava ballando ed era bellissima.
Sto scrivendo questo testo nello studio dove lei teneva la macchina per cucire.
La sento ovunque soprattutto nel vento che adesso sta tirando.
A presto per nuovi personaggi a me molto familiari!
E buon fine settimana,
Giulia
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