top of page
Cerca

Prugne



Estate 1989 Vacanza al Gargano.


Di quei giorni ricordo gli zoccoli del dottor Scholl, il costume slip di mio padre e un vestito di mia madre con una fantasia anni 80.

Ricordo i trabucchi e la Renault 4 rossa.

I viaggi si facevano sempre di notte.

Io me ne stavo sdraiata dietro con il cuscino rivestito da una federa che mi ricordava la minestra con le stelline.


In quella vacanza successe una cosa che cambiò definitivamente il mio rapporto con le prugne.


Una sera andiamo a Vieste, che in quel periodo era piena di turisti.

Immagino che l’intenzione fosse quella di cercare dei souvenir da portare a casa per amici e parenti.

Entro con mia madre in un negozio.

Scendendo le scale in pietra mi trovo in un piccolo spazio circondato da mensole dove erano riposti dei fischietti in ceramica che facevano veramente schifo.

Ora non ne capisco l’utilità né la bellezza, ma al tempo c’era un entusiasmo ingiustificato per questi oggetti.

In mezzo al delirio, essendo stata alta meno di un metro, decido di non perdere mia madre seguendo le sue espadrillas.

Peccato che queste scarpe, come i fischietti di ceramica, andavano di moda.

Uscendo dal negozio, capisco di aver seguito la persona sbagliata.

Ricordo di essere rimasta in mezzo alla strada principale da sola, non so per quanto tempo, ma a un certo punto vengo raccolta da un signore che mi prende in braccio e poco dopo mi rendo conto che in una delle due mani ha il nocciolo della prugna con i filamenti della polpa che penzolano.

Poi, arrivarono mia madre e mio padre in lacrime.

Famiglia ricongiunta.

Fine della storia.


Detto questo è dal 1989 che non mangio la frutta con l’osso (qui si dice così).

Le prugne mi fanno cagare e ho sempre pensato che la mia sindrome da abbandono fosse legata a questo evento, ma una persona estremamente capace mi ha assicurato di no.


Magnateveli voi li brugnoli!



Giulia

103 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti

Innestare

bottom of page